Melpignano

Alcuni attribuiscono la fondazione del paese a Melpinio, centurione romano, altri sostengono facesse parte della Magna Grecia e il suo nome derivi per l’appunto dalla musa Melpimene.
Melpignano ha rivestito notevole importanza in epoca bizantina e medioevale, nel 1300 faceva parte della Contea di Castro, fu posseduto per parecchio tempo dalla famiglia Castrista Scanderbegh che vi costruì nel 1636 il palazzo melpignanese.

Chiesa San Giorgio

Chiesa San Giorgio

Il paese possiede una delle più belle piazze mercantili di Terra d’Otranto (Piazza S. Giorgio), vero e proprio gioiello architettonico. Già nel ‘500 i mercanti provenienti da Bari e da Napoli svolgevano i loro affari.
Qui sorge la Chiesa omonima, con un bel portale in pietra leccese, sormontato dalla figura di San Giorgio intento ad uccidere il drago. L’architettura barocca nel Salento si è sviluppata grazie alle tante cave di pietra leccese che si trovano tra Melpignano e Cursi.

Chiesa degli agostiniani

Chiesa degli agostiniani

Se da un lato la ricchezza ha favorito il formarsi di una classe colta, dall’altro lato ha accelerato la scomparsa del griko per i continui scambi con l’esterno.
Fuori dal paese si può ammirare il cinquecentesco complesso conventuale degli Agostiniani, con la facciata della chiesa realizzata nel 1600 da F. Manuli.

Castello

Castello

Il Castello medioevale, di cui si conservano le torri e le possenti mura difensive, si trova sulla strada principale del paese. Melpignano è conosciuta soprattutto per la “Notte della Taranta”, un festival itinerante che si svolge in estate, nei vari comuni della Grecia salentina e che termina proprio a Melpignano con un concertone finale. L’evento è ormai molto popolare sia a livello nazionale che estero. Protagonista dell’evento è la pizzica, un’antica danza in cui si mescolano tradizione, leggenda e storia.

Morso della taranta

Morso della taranta

Gli anziani narrano che le donne, intente a lavorare nella campagna, venivano spesso morse dalla “taranta”, un grosso ragno nero velenoso, da qui il nome di “tarantate”. L’unico modo per liberarsi del veleno dell’animale era iniziare a ballare ad un ritmo frenetico, accompagnate dal suono di tamburello e di violino.

Su questi antichi racconti aleggia un alone di mistero ma, qualsiasi sia la verità sulla sua origine, la pizzica resta una danza che conquista chi la vede.
È un ballo che parla di tradizione e di cortili, abbelliti da trulli e olivi secolari, è un ritmo che richiama alla mente la terra argillosa del Salento, dal colore rosso accesso, su cui si muovono veloci i piedi scalzi della pizzicata che indossa ampie gonne che volteggiano nell’aria, mentre con le mani muove fazzoletti o scialli colorati. Quando ascolti il suono della pizzica non si riesce a star fermi, è una musica che ti prende, ti trasporta, che ti regala grandi emozioni.

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